Juliette Monreau
Una donna ribelle al proprio destino
Mi è stato dato da leggere il breve romanzo di Carmela Gabriele, una nostra giovane concittadina, di cui ricordo gli eccellenti trascorsi scolastici presso la scuola che dirigo, la Media "Perotto", continuati poi nel Liceo Classico "A. Moro" di Manfredonia, con ottimi risultati finali. Nel frastuono di una dilagante vacuità e futile vaghezza, che assillano le nuove generazioni, trovare una ragazza che, attraverso la lettura e la scrittura, affina la propria forma espressiva e la propria mente è cosa rara e sorprendente.
Ma veniamo al romanzo, edito dalla editrice Bastogi di Foggia e venduto al prezzo di lire 15.000. Sorprende nel libro, innanzitutto, lo stile piano e di facile lettura, senza grandi metafore se non per un incubo che assilla il personaggio principale, Juliette, per tutta la storia e si scioglie solo alla fine del racconto, con l'interpretazione data dalla stessa protagonista.
Nell'incipit dell'opera, Juliette, travolta dalla passione, si trova subito sbalzata in un mondo lontano dai suoi genitori e dal suo ambiente, fatto di poveri contadini e gente semplice. Segue a Londra il suo Jerome, che ha trovato un impiego presso una rinomata ditta di costruzioni, anche se entrambi sono troppo giovani e squattrinati per potersi sposare.
Su questa scelta, che molta sofferenza darà ai genitori della ragazza e sofferenza a lei stessa, considerata nel suo nuovo ambiente una sgualdrina, s'incentrerà la lotta tra bene e male. Da una parte Jerome Blanc, rivelatosi presto un uomo ambizioso ed arrogante, con amici futili ed egoisti come lui, dall'altra Juliette, candida ragazza, com'è detto nel romanzo, "acqua e sapone", e gli amici di lei, persone semplici - sempliciotti per Jerome - però capaci di grande affetto e solidarietà, che aiutano Juliette nei suoi momenti difficili. Inevitabile lo scontro tra questi due mondi e la crisi nell'animo della protagonista, che trova ripetutamente conforto nelle parole di Padre Bernard, il quale la invita ad uscire dalla situazione peccaminosa in cui si trova. Inutile dire che la crisi esploderà, alla fine, anche tra i due giovani in stato di convivenza, sulla quale in tutto il libro cade un giudizio inappellabile e negativo, a motivare che la rottura, proprio come avviene nella lotta tra il Bene e il Male, era davvero inevitabile, con il ritorno di Juliette al proprio mondo di persone umili e per bene ed ai suoi onesti genitori.
Il premio finale non è, come ci si potrebbe attendere, nella santificazioni post mortem della ragazza, quanto nell'affermazione professionale di Juliette, prima buona solo a preparare il desco per il proprio uomo. Infatti, dopo la rottura con Jerome, grazie ad un'eredità lasciatale dalla sua datrice di lavoro, Mrs. Stuart, la ragazza diventa padrona di diverse case di moda in Inghilterra ed in Francia, compresa la sua Beauvais, dove decide di tornare.
Però, il romanzo non può finire senza un inatteso climax. Inatteso, ma sperato. Fred, il fratello di Mary, la sua migliore amica, si è innamorato di Juliette e, mentre lei s'allontana da Londra diretta a Parigi, per inaugurare una sua nuova casa di moda, apre un biglietto che le ha dato il giovane, nel quale egli le manifesta il suo grande amore.
Due mondi diversi si respingono, due mondi uguali si attraggono. Finisce qui la lotta tra bene e male. Il taglio netto che ne dà l'autrice, nel descrivere le vicende ed i suoi personaggi, aiuta a leggere il romanzo avidamente e senza interruzioni, anche se si sente, qua e là, la mancanza di qualcosa, forse di pause, di sospensioni mentali, di analisi psicologica. Tuttavia non si poteva chiedere di più alla ragazza, di buoni sentimenti e solidi studi, a cui sicuramente la vita offrirà ancora tantissime opportunità per nutrire il proprio cuore e la mente di nuove esperienze, sensazioni, gioie, sofferenze, delusioni. Intanto, noi siamo qui e l'aspettiamo al varco.
Italo Magno